La Sentenza sul Caso Jason Allen: Un Punto di Svolta per il Copyright nell’Era dell’Intelligenza Artificiale

Un sentenza molto importante si inserisce nel contesto del dibattito sul ruolo dell’AI nella creatività umana. Jason Allen ha presentato domanda per la registrazione del copyright della sua opera nel settembre 2022. L’opera, un’immagine che combina elementi di stile vittoriano e fantascienza, è stata realizzata attraverso un processo intensivo di interazione con il sistema Midjourney. Allen ha iterato il processo creativo per 624 volte, modificando costantemente i prompt testuali fino a raggiungere un risultato soddisfacente. Successivamente, ha ulteriormente raffinato l’immagine utilizzando strumenti come Gigapixel AI e Adobe Photoshop, investendo oltre 114 ore nel progetto.

Nonostante questo significativo coinvolgimento creativo, l’Ufficio Copyright ha rifiutato la domanda, sostenendo che l’opera mancava della “paternità umana” necessaria per il riconoscimento del copyright. La loro posizione si basa sulla Compendium of U.S. Copyright Office Practices, che stabilisce che le opere prodotte da processi automatici o casuali senza intervento umano non possono essere registrate.

Allen ha contestato il rifiuto, sostenendo che l’opera riflette comunque una visione artistica originale e l’uso della AI, che si è limitata a eseguire le istruzioni, analogamente a come una fotocamera realizza una fotografia è stato solo uno strumento. A suo avviso il complesso processo di perfezionamento per arrivare all’opera è paragonabile a quello di  un regista che coordina molteplici riprese per ottenere la scena desiderata e d’altra parte la legge sul copyright protegge le opere “fissate in un mezzo tangibile con l’aiuto di una macchina o dispositivo” – 17 U.S.C. §102(a).

Tuttavia l’Ufficio ha dato una interpretazione opposta e ha ribadito che l’opera non soddisfa il requisito di paternità umana. Ha riconosciuto che i ritocchi effettuati con Adobe Photoshop potrebbero essere protetti come opera derivata, ma ha escluso qualsiasi protezione per la parte generata con Midjourney e Gigapixel AI. Secondo l’Ufficio, Allen non aveva il controllo sul modo in cui Midjourney interpretava i prompt, rendendo il risultato un prodotto dell’AI piuttosto che della creatività umana.

La sentenza fa eco a precedenti come Burrow-Giles Lithographic Co. v. Sarony (1884), in cui la Corte Suprema stabilì che che le fotografie potevano essere protette dal copyright se riflettevano originalità e creatività dell’autore, ampliando l’interpretazione della legge per includere opere fissate in mezzi tangibili. La Corte Suprema riconobbe che il fotografo Napoleon Sarony aveva esercitato un controllo artistico sulla composizione, come la posa, l’illuminazione e altri dettagli, rendendo la fotografia un’opera originale e non un mero prodotto tecnico. Questo caso definì un principio fondamentale: il copyright protegge non solo le arti tradizionali, ma anche quelle che utilizzano strumenti tecnologici per esprimere creatività umana. Il precedente è significativo per casi moderni, come quello di Jason Allen, in cui si discute se opere create con strumenti avanzati come l’intelligenza artificiale possano ricevere protezione del copyright. Esso dimostra che il ruolo attivo e creativo dell’autore, anche con strumenti tecnologici, è cruciale per il riconoscimento legale.

Tuttavia, l’Ufficio Copyright sembra adottare una posizione più restrittiva nei confronti dell’AI, ritenendo che i sistemi generativi non possano essere considerati meri strumenti. Indipendentemente dall’esito, il caso evidenzia l’urgenza di aggiornare le normative per garantire che la creatività umana, indipendentemente dagli strumenti utilizzati, continui a essere riconosciuta e protetta.

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